Da una recente ricerca della American Society For Aesthetic Plastic Surgery emerge un aumento del 30% degli interventi di chirurgia plastica nei bambini, per correggere difetti come le orecchie a sventola, che spesso li portano ad essere vittime delle angherie dei compagni di scuola e di fenomeni più generalizzati di bullismo.
Già lo scorso anno ha suscitato scalpore il caso della piccola Samantha Shaw, sette anni, ricorsa a un intervento di otoplastica per correggere un difetto alle orecchie e porre fine agli insulti degli amichetti di classe. E non è stato certo un caso isolato.
Anche in Europa sta prendendo sempre più piede l’idea che si possano combattere gli atti di bullismo sottoponendo i propri figli con difetti fisici a operazioni di chirurgia estetica. In Francia, secondo quanto riportato dal quotidiano 20 Minutes in occasione dell’ultimo congresso della Società di Pediatria, sono aumentati i casi in cui le famiglie ricorrono al chirurgo per risolvere i problemi di sovrappeso dei bambini, sottoponendoli a liposuzione.
In Italia, invece, “non esiste un registro degli interventi estetici come in America, quindi siamo impossibilitati a quantificarli e a individuare la loro distribuzione geografica e anagrafica”, rivelano i ricercatori de LaClinique che, però sottolineano come spesso anche nel nostro paese i genitori si rivolgano alla chirurgia estetica per correggere le orecchie a sventola, che risulta essere il difetto più diffuso e maggiormente causa di disagi nei bambini.
Necessaria o no, c’è da chiedersi se questa sia davvero una soluzione al bullismo, che magari va combattuto infondendo nei bimbi una maggiore sicurezza in sé stessi e nelle proprie capacità, che sicuramente, avvertono gli psicologi, non viene dalla correzione di un difetto fisico, ma dal portare i ragazzi all’accettazione di sé e dei propri difetti.
Secondo gli esperti, inoltre, bisogna agire non solo sulle vittime del bullismo, considerate soggetti deboli, ma anche e soprattutto sui bulli. Bisognerebbe debellare alla radice, dalla sua causa, il problema, magari diffondendo nelle scuole, fin dalla tenera età, la cultura della legalità e del rispetto e dell’accettazione del prossimo. Il bullo non è il più forte, è solo un debole che per trovare la propria affermazione deve attaccare “l’altro”.
Sicuramente il più delle volte questo non basta a rassicurare i genitori, che vorrebbero un maggiore controllo dei propri figli quando questi sono a scuola o, comunque, fuori casa. Magari, a tal proposito, risulterebbero utili strumenti di sorveglianza a distanza, come microspie ambientali, da nascondere negli oggetti di uso quotidiano dei ragazzi, o cellulari spia, in modo da sapere quello che fanno e riuscire a capire se sono vittime o meno di atti di bullismo e se sono essi stessi bulli, in modo, poi, da poter intervenire con l’aiuto di specialisti.