La ristrettezze economiche causate dall’attuale crisi stanno portando ad un aumento di furti, non solo compiuti da topi d’appartamento o da ladri esterni, che si intrufolano nelle attività commerciali per portar via tutto il possibile, dai beni di lusso ad oggetti di uso quotidiano. Oggi molto spesso il vero nemico delle aziende si trova all’interno.
Preme sottolineare che è opportuno non fare di tutta l’erba un fascio ed è necessario elogiare chi si mostra fedele all’azienda per cui lavora. Tuttavia, sono in continuo aumento i casi di dipendenti infedeli, che si appropriano indebitamente di beni o denaro dell’azienda per trarne vantaggio.
È il caso, per esempio, di un’impiegata comunale di un paesino del torinese, in malattia da un anno, ma che, intanto, pur incassando lo stipendio, si era creata una seconda entrata, insegnando aerobica.
O, ancora, è il caso, di un’impiegata 24enne di Biella che è riuscita a conquistare la fiducia del suo datore, tanto da avere accesso al conto bancario dell’impresa, attraverso la gestione on-line per pagare i colleghi e i fornitori. La giovane, così, ha iniziato ad approfittare della situazione privilegiata in cui si è ritrovata, facendo sparire dalle casse dell’azienda circa 34.000 euro, destinati in realtà ai fornitori.
A Brescia una cassiera è stata denunciata per truffa con una sua complice. Il metodo per derubare il supermercato in cui lavorava era stato già testato e si era rivelato efficace: l’amica faceva la spesa e lei batteva alla cassa solo una parte di essa. Un ottimo stratagemma, per avere la spesa gratis!
Ma, oltre a beni di consumo e di lusso, ancora più valore possono avere un certo tipo di informazioni, se passate alle aziende concorrenti. Veri e propri casi di spionaggio industriale, messi in atto subdolamente, dall’interno, proprio da chi dovrebbe prendersi cura della compagnia per cui lavora.
È il caso, per esempio, di una segretaria fiorentina che era solita registrare le riunioni importanti, quelle in cui venivano prese decisioni o mostrati nuovi progetti e prospettive dell’azienda per cui lavorava, per poi passarle, sotto adeguato compenso, ad una compagnia concorrente. Scoperta dal datore di lavoro in flagrante, è stata licenziata. Non è sempre facile, però, poter dimostrare certe azioni, anche perché ci sono strumenti sempre più piccoli e più discreti per poter spiare senza essere scoperti. Così, l’imprenditore ha deciso di dotarsi di un rilevatore di microspie per bonifiche ambientali e far rimanere l’ascoltatore indiscreto con un pugno di mosche. Uno strumento, quindi, che non dà vita facile a chi è pronto a vendersi al miglior offerente.