Litigi e contrasti tra inquilini sono davvero molto frequenti. Volume della tv troppo alto, rumori ad ogni ora del giorno e della notte, dispetti, minacce.
Come da copione sono cominciati i disguidi in un condominio nella periferia di Milano: urla in casa e nella scalinata comune, rumori molesti, apparecchi ad alto volume. Protagonisti delle scenate una 40enne ed il suo ex convivente. La famiglia dirimpettaia ha chiesto più volte un po’di quiete e tranquillità, ma in tutta risposta ha ricevuto offese ed insulti. Ma non è tutto. Durante un’assemblea condominiale è stata esposta la vicenda ed il vicino è stato preso per il collo e bloccato contro il muro mentre gli veniva urlato a gran voce «voi del quinto piano siete morti, se vi incontro sulle scale vi ammazzo, ho la pistola io». A questo episodio che sa di film americano, hanno fatto seguito urla a squarciagola, bigliettini appesi alla bacheca condominiale con croci disegnate accanto al nome dei vicini, scritte minacciose e addirittura sms intimidatori sul cellulare.
Insomma la questione si è ben presto tramutata da semplice fastidio a vera e propria paura per la propria incolumità e per quella dei propri cari, finendo dallo psicologo che gli ha prescritto un farmaco per gli stati di ansia e gli attacchi di panico.A questo punto l’avvocato di famiglia ha ben deciso di inquadrare la vicenda nel range dello stalking e il pm, facendo ricorso ad un’interpretazione estensiva della legge sui maltrattamenti in famiglia, ha disposto l’ordine di allontanamento da casa per la vicina rissosa.
Questa misura cautelare può essere estesa a numerosissimi casi. Ciò che spesso pone un ostacolo all’attuazione è la mancanza di prove che testimonino atti persecutori e minacce. In molti casi sono state utilizzare delle microspie dalle forze dell’ordine, ma anche da persone che vogliono contribuire ad inchiodare i colpevoli. Con queste piccole telecamere occultabili pressoché ovunque è possibile registrare video e audio, potendo così metter fine alle proprie sofferenze.