Stanco delle ripetute prepotenze che il figlio undicenne subiva in palestra da un ragazzino di due anni più grande, non ci ha visto più. Il padre della vittima ha cercato il bullo e, tra minacce e ceffoni, lo ha costretto a chiedere scusa in ginocchio al ragazzo. Poi lo ha lasciato andare.
La Cassazione ha ancora una volta ribadito che «punizione e rieducazione» non spettano ai genitori delle “vittime” e ha condannato l’uomo ad una multa di 3.420 euro come risarcimento del trauma psicologico inferto al bullo. Inoltre Papà Paolo (52 anni), è risultato, secondo la Corte di Appello di Bologna, colpevole di violenza privata e percosse ai danni del tredicenne che era solito compiere «ripetute e umilianti vessazioni» ai danni di suo figlio. Invano l’uomo ha protestato dinanzi alla Suprema Corte.
Secondo il parere dei magistrati, il papà poteva seguire «una singola e civile prospettiva decisionale e operativa» e cioè quella di «rivolgersi, in maniera tempestiva ed efficace, ai gestori del centro sportivo per l’adozione delle necessarie misure preventive e punitive». Per la Cassazione, la scelta di «agire con molteplice violenza sul giovane e immaturo tredicenne non è stata assolutamente necessitata».
Difficile giudicare questo tipo di situazioni. Da una parte c’è un ragazzino la cui dignità è stata più volte lesa da un ragazzo più grande, dall’altra parte, proprio questo adolescente, pur sempre immaturo e degno di difesa.
Circostanza simile si è verificata qualche giorno fa a Padova. All’uscita dalla scuola media, il padre di uno studente romeno ha aspettato i compagni di classe “bulletti” che ogni giorno tormentavano e offendevano il figlio che qualche giorno prima era rientrato a casa piangendo e con alcuni graffi sul viso. Il genitore ha affrontato subito il più alto e robusto dei ragazzini. Lo ha inseguito, colpito e gettato a terra. Secondo alcuni testimoni, presenti al momento dell’accaduto, l’uomo lo avrebbe anche picchiato. Lo stesso avrebbe poi estratto dalla tasca dei pantaloni un coltello con cui ha minacciato gli altri compagni di scuola. «Se toccate ancora mio figlio ve la vedrete con me». Poi se ne è andato.
Diversi genitori e insegnanti hanno assistito alla scena. All’arrivo, i Carabinieri hanno ascoltato le loro testimonianze. Il bulletto scaraventato a terra è stato soccorso. Al momento non sarebbero state esposte denunce, la direzione della scuola media nei prossimi giorni affronterà il problema.
Anche in questo caso pare che le vessazioni andavano avanti da mesi e questi episodi avevano fatto scattare la rabbia del genitore.
Come ovviare a queste problematiche? Alcuni genitori si stanno dotando di sistemi che permettono di monitorare ciò che avviene attorno ai ragazzi attraverso il cellulare. Si tratta di software spia cellulari Endoacustica che, installati sul telefono, permettono di tener d’occhio il traffico telefonico (ascoltare chiamate ed avere accesso ai messaggi), conoscere esattamente la posizione GPS e ascoltare cosa avviene nell’ambiente circostante: conversazioni, minacce e prepotenze.