300mila euro: il risarcimento per mobbing più alto della storia

Le cause per mobbing in Italia sono all’ordine del giorno: “padroni” prepotenti, giovani non in grado di difendersi, minacce, violenze. Nonostante sia passato del tempo, il risarcimento per mobbing più alto della storia italiana resta quello attribuito ad una giornalista di un settimanale del gruppo Mondadori che ha fatto causa alla nota azienda sostenendo di esser stata perseguitata e discriminata senza motivo dai suoi capi. Dopo le indagini del caso, il tribunale di Milano ha ordinato il reintegro della dipendente nelle mansioni e ha cancellato i provvedimenti disciplinari assunti a suo carico. E, fatto del tutto inaspettato, ha condannato la Mondadori a versarle un risarcimento da ben trecentomila euro. Non sono stati noti i motivi particolari di tale disposizione, fatto sta che è stata dichiarata come «accertata l’illegittimità della dequalificazione professionale subita dalla ricorrente». Nonostante la vittoria in tribunale, la giornalista non ha voluto divulgare la notizia e la propria identità, dicendo semplicemente di esser stata «devastata» da questa storia. La relazione degli inquirenti parla di inchieste mai pubblicate, di incarichi sempre più ridotti e anche di colleghi sempre preferiti a lei.
La carriera della scrittrice parla di successo; una professionista dal 1980, passata dai quotidiani locali ai grandi titoli del gruppo Mondadori: “Sorrisi e canzoni Tv”, “Noi” e come inviata speciale in Italia e all’estero. Nel 2005, nel passaggio ad un nuovo rotocalco di evasione sono cominciati i problemi per la giornalista. E’ stata privata del ruolo di inviata e a lei sono stati relegati servizi di scarsa importanza. 122 articoli in sette anni, in media uno al mese e di poche righe, una miseria per una professionista del suo calibro. Anche dopo la scesa in campo dell’Ordine dei giornalisti, il comportamento della redazione non è cambiato. La rottura definitiva è avvenuta quando la donna si è rifiutata di scrivere due articoli sfacciatamente pubblicitari e l’azienda ha messo in atto provvedimenti disciplinari a suo carico.
Questo tipo di situazioni sono comuni a numerose redazioni in Italia e con poche modifiche, sono aderenti anche alla realtà di ogni azienda di qualsiasi dimensione e di tutti i settori produttivi. In molti casi i dipendenti si sono rivelati astuti filmando con microcamere gli episodi di mobbing a loro carico. Queste immagini si sono spesso rivelate la chiave di volta per risolvere la loro malaugurata situazione. Infatti, in altri casi, in assenza di prove, i tribunali non hanno potuto dare pareri favorevoli alle denunce del caso. Penne, orologi da polso, bottoni, cravatte possono nascondere piccolissime telecamere allo scopo di riprendere vessazioni e minacce e risolvere casi che possono, a lungo andare, provocare stress, insonnia e disturbi psichici da non sottovalutare.