Due anni e quattro mesi, questa la condanna inflitta dai giudici al commesso 35enne di Bergamo che lo scorso anno aveva tempestato la ex 30enne con una media di 36 chiamate e messaggi al giorno, più di 1000 in un mese.
I due si erano lasciati ad aprile e l’uomo, non sopportando e non rassegnandosi al distacco, aveva iniziato a mandare messaggi ingiuriosi e minatori alla donna che, stanca delle continue offese e minacce, ha ben pensato di recarsi dalle forze dell’ordine e denunciare il suo ex per stalking.
L’uomo sarebbe stato riconosciuto colpevole anche per i reati di minacce, violenza privata e violazione di domicilio e assolto, invece, per quelli di sequestro di persona e violenza sessuale.
Nonostante gli avvocati difensori del commesso abbiano dimostrato come l’uomo sia stato in un certo senso “incentivato” ad inviare i messaggi dalla stessa vittima, che in 300 occasioni avrebbe risposto alle presunte molestie telefoniche, i giudici lo hanno giudicato colpevole e condannato.
Non è certo un caso isolato questo, ma spicca per la mole dei messaggi inviati e per il senso di tormento che la vittima avrà provato nel riceverli.
Il telefono cellulare, apparecchio di cui ormai non si può più fare a meno, si trasforma spesso in un mezzo per compiere atti persecutori, dapprima verbali, ma che spesso sfociano in violenze fisiche sulla vittima. Fermare lo stalker o, in qualche modo, farlo desistere, non è sempre facile. Ma la tecnologia permette oggi di sentirsi più al sicuro.
Se foste degli stalker, continuereste a chiamare un numero al quale, invece della la vostra ex, risponde una voce maschile? Qualcuno magari sì, ma è stato dimostrato come i cambiavoce telefonici siano molto efficaci nel prevenire questi atti, facendo credere allo stalker che la vittima abbia cambiato numero o che sia sempre accompagnata. Continuereste a chiamare o ad inviare messaggi intimidatori ad un numero che magari non è più della vostra ex o a una persona che non è mai sola?