Il referendum di Facebook tra contraddizioni, privacy e pericoli.

Il referendum di Facebook tra contraddizioni, privacy e pericoli.

In questi giorni Facebook ha aperto una sorta di referendum online indirizzato ai suoi 900 milioni di utenti di tutto il mondo, che dovranno esprimersi su quanto possa essere violabile la loro privacy, in sostanza fino a che livello possono essere spiati dal Social Network. Mark Zuckerberg, in sostanza, vorrebbe applicare nuove regole sulla privacy, oltre alla già discussa timeline che permette di ricostruire molto più facilmente tutti gli eventi della vita di una persona, vita virtuale si intende, e non… visto che moltissimi utenti, più o meno consciamente, espongono con molta facilità qualsiasi tipo di informazione sul loro conto, senza tener conto delle impostazioni personalizzabili sulla privacy.

Tant’è che in molti si sono chiesti come facessero gli stalker ed i pedofili prima dell’era Facebook, uno strumento certamente utile ma che, grazie all’anonimato che comunque garantisce una tastiera e grazie alla possibilità di creare profili fittizi, lo ha reso anche un mezzo molto utilizzato da chi ha intenzioni non proprio buone. Moltissimi, infatti, sono i casi di cyberstalking che poi si sono trasferiti alla vita reale e ancora di più sono i casi di pedofilia, in quanto Facebook, ed in genere tutti gli strumenti “social” posti in rete, permettono ai pedofili di poter adescare con più facilità le proprie vittime, magari fingendosi coetanei. Un problema non indifferente, se si considera che l’età minima per creare un account è di tredici anni ed è, tuttavia, un limite facilmente aggirabile, in quanto si può sempre mentire sull’età ed i genitori di certo non sono sempre lì a controllare, sebbene potrebbero utilizzare sistemi per spiare a distanza il pc dei propri ragazzi, utilizzando keyhunters per scoprire le loro password ed accedere ai loro profili.

Ma Zuckerberg tutto questo non lo sa, o forse, semplicemente, gli fa comodo far finta di non saperlo, visto che il suo referendum sembra avere un quorum impossibile: ha fatto sapere, infatti, che terrà conto del sondaggio, e quindi sarà vincolante, solo se voterà il 30% degli utenti che, ricordiamolo, spesso non sono nemmeno reali ma fasulli. Che interesse potrebbe avere, quindi, chi ha un profilo fasullo (e che quindi già non rivela nulla del proprio vissuto personale) nell’accettare o meno un cambio delle impostazioni della privacy? E gli innumerevoli ragazzini presenti su Facebook (solo in Italia ha un profilo il 26% dei bambini di 9-10 anni e il 49% degli 11-12enni), che spesso non sono “guidati” dai propri genitori, cosa mai ne potranno sapere sulla privacy, visto e considerato che molto spesso i loro profili sono aperti e alla mercé di tutti, malintenzionati compresi?

Per ritenere vincolante il parere degli utenti, dovranno votare in 230 milioni, dopo aver letto le modifiche che il Social Medium vuole apportare, modifiche non di certo chiare e difficili da capire persino per un adulto, figuriamoci per un bambino che già per l’età non avrebbe dovuto essere su Facebook.

Del resto dopo il crollo in Borsa in qualche modo Zuckerberg deve pure cercare di guadagnare, magari vendendo a terzi le informazioni degli utenti per ricavare maggiori introiti pubblicitari.

 

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