Aziende tradite dai dipendenti attraverso l’account Twitter

Aziende tradite dai dipendenti attraverso l’account Twitter

Ci sono casi in cui è bene stare attenti anzitutto ai propri dipendenti, perché, se non provano il minimo sentimento di rispetto ed affezione per l’azienda, non ci pensano due volte a tradirla.

Per farvi un esempio eccoci a parlare di PhoneDog, un portale in rete dedicato al mondo degli smartphone. Il capo del sito ha citato in giudizio un ex dipendente, Noah Kravitz, per appropriazione indebita di segreti commerciali. Evidentemente Kravitz, che aveva l’accesso all’account Twitter del capo, ha deciso di vendersi alcune importanti informazioni. Ma non si trattava di news relative all’operato dell’azienda, bensì di semplici ‘contatti’. Non contento Kravitz dopo aver scoperto come trovare la password di Twitter, ha deciso anche di cambiarla e il capo è stato definitivamente chiuso fuori dalla partita.

La corte americana che ha giudicato il caso ha condannato il dipendente sulla base della constatazione che la sola password dell’account Twitter costituisse di fatto un segreto commerciale. La password è solo la chiave di ingresso ai veri segreti commerciali, ma non ci sarebbero altre prove che condannano Kravitz e in rete si sono levate alcune voci di protesta alla sentenza.

Non è una novità che i datori di lavoro e i dipendenti possono diventare avversari e dare avvio ad interminabili cause legali. Sembra un copione che si ripete ogni volta identico: i dipendenti si dimettono e i datori di lavoro sostengono che hanno rubato loro segreti commerciali o magari clienti.

Sembra proprio quest’ultimo il caso di PhoneDog, che accusava Kravitz di aver ottenuto questi nuovi ‘followers’ durante il lavoro, ciascuno dei quali era strettamente associato a PhoneDog. In questo senso la password e l’identità di quei seguaci rappresentava il segreto commerciale dell’azienda.

PhoneDog dunque ha vinto la causa, condannato Kravitz per appropriazione indebita di segreti commerciali, interferenze con vantaggio economico e di conversione. Si tratta di valutare ogni follower circa 2,50 dollari, per un totale di 340.000 dollari.

La sentenza rimarrà sicuramente nella storia e metterà ‘la pulce nell’orecchio’ di molti direttori d’azienda. Soprattutto per quello che riguarda professioni e business dove è importante avere un buon parco clienti, o le giuste relazioni per ottenere sempre nuovi incarichi e commesse, è facile incappare in qualche lavoratore spregiudicato pronto a sostituirsi all’azienda per i perseguire il proprio tornaconto.

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