Liti condominiali per volumi troppo alti, pulizie, sacchetti di immondizia nel pianerottolo o gestione degli spazi comuni sono all’ordine del giorno in quasi tutti i condomini. Pare che negli ultimi tempi siamo numerosi i casi in cui la tensione tra vicini sfocia in veri e propri episodi di stalking.
L’allarme è stato lanciato dall’associazione degli amministratori di immobili, che ovviamente consiglia alle vittime di rivolgersi in primo luogo all’amministratore di condominio e successivamente alle forze dell’ordine, se gli episodi non cessano. Poco o nulla si potrà fare in assenza di prove concrete. Molte strutture condominiali utilizzano telecamere di sorveglianza non solo per salvaguardare la sicurezza dei propri immobili, ma anche per difendere l’incolumità degli inquilini che abitano all’interno degli stessi.
Solitamente lo stalker “della porta accanto” agisce con dispetti, fastidi, mettendo pressione, ansia, paura, ma anche con minacce e vessazioni. Telefonate ad ogni ora del giorno e della notte, rumori molesti e volumi eccessivi, appostamenti, ingiurie e danneggiamenti a porte, cassette della posta e panni stesi e a qualsiasi tipo di oggetto alla portata.
Non atteggiamenti episodici, ma una serie di atti ripetuti nel tempo che hanno un chiaro intento persecutorio. Le ragioni di tale accanimento sono di solito piccole vendette personali dinanzi ad un torto presunto o reale. Il più delle volte può avere origine da cause molto banali. Al primo posto, secondo una recente ricerca sulle motivazioni delle liti condominiali, ci sarebbero le «immissioni», ovvero i rumori molesti e cattivi odori provenienti da altri appartamenti.
Nel caso in cui la denuncia venga esposta e i fatti possano essere comprovati attraverso filmati e registrazioni, il giudice diffiderà lo stalker dal persistere nei suoi comportamenti illeciti e potrà anche decretare l’allontanamento dello stesso dal condominio o, se è un esterno, imporgli di non avvicinarsi all’immobile entro una certa distanza.