Qualche giorno fa Mark Zuckerberg si è sposato. Ed in tutto ciò niente di particolare, ma senz’altro sorridere il fatto che, secondo uno studio, in Gran Bretagna il 30% delle cause di divorzio citi proprio la parola Facebook.
La ricerca, che è stata pubblicata dal sito web “Divorce Online”, è stata realizzata sulla base di un campione di 5000 cause ed ha suscitato sul blog del “Wall Street Journal” un acceso dibattito: è vero che oggi Facebook è una delle principali cause di divorzio? Non solo Facebook, ma anche le chat ed Internet in genere, secondo l’80% dei legali iscritti all’associazione degli avvocati di diritto di famiglia americani, avrebbero un ruolo di primo piano nelle separazioni, tanto che la giustizia americana ha affermato che un giudice può ordinare a un coniuge di fornire in giudizio la password di accesso alla propria pagina Facebook.
In Italia forse le cose sono ancora un po’ diverse. Certo è, comunque, che, anche in casa nostra, mogli e meriti che temono il tradimento si adoperano per scoprire le password dei vari account su Interne del proprio coniuge, magari utilizzando sistemi per il controllo del pc a distanza o keyhunter, strumenti per registrare i caratteri digitati su una tastiera che permettono, in tal modo, di scoprire le password. Una pratica illegale e che non permette di utilizzare i dati raccolti in sede di giudizio, ma che sicuramente apre gli occhi al coniuge tradito che quantomeno può fugare ogni dubbio e prendere una scelta per la propria vita.
Nuovi amici e nuove amiche o vecchi rapporti che la vita, con le sue mille peripezie, aveva sciolto. Oggi i Social Network permettono di recuperarli con un click su “Aggiungi agli amici”. Un solo click per cadere in mille tentazioni ma, per quanto sia facile demonizzare questo strumento, forse i partner vittime di tradimenti dovrebbero tenere in conto che non è il mezzo, ma l’azione in sé che conta e che va condannata. Certo, le comunicazioni oggi con il Web sono diventate più facili e si è accresciuto il numero delle tentazioni, ma non si può accusare un Social Network di essere la causa del fallimento della propria relazione. Se un legame si interrompe, ci sono sicuramente cause più profonde che vanno al di là del capro espiatorio di turno, in questo caso Facebook.
I Social Network, secondo lo studio britannico, inoltre, vengono citati non solo come fonte di presunti o reali tradimenti, ma anche come motivo di discordia tra genitori in fase di separazione che litigano per l’apertura o meno di una pagina da parte dei propri figli.
In sostanza, però, prima di rispondere alla fatidica domanda “Facebook rovina famiglie?” con un “sì”, sarebbe più opportuno che tutti ci facessimo un approfondito esame di coscienza che esuli dallo strumento. Se si tradisce la colpa non è di Internet, ma di un’insoddisfazione più profonda che andrebbe esaminata. Tuttavia, non si può non tener conto del fatto che i Social Network, e Facebook in primis, stiano cambiando radicalmente e forse non sempre in meglio il modo in cui, paradossalmente, si vive il sociale. Un sociale che si sta allontanando, con tutti i suoi “pro”, ma anche con i suoi innumerevoli “contro”, dal rapporto faccia a faccia, dal rapporto “a pelle”.
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