Nuovo omicidio a seguito di stalking. Riconoscere e combattere i 5 tipi di molestatori.

Nuovo omicidio a seguito di stalking. Riconoscere e combattere i 5 tipi di molestatori.

Lo stalking (termine inglese che tradotto significa “appostarsi”, “fare la posta”) è entrato a far parte dell’ordinamento giuridico italiano con il decreto legge n.11 del 23 febbraio 2009, convertito nella legge n.38 del 23 aprile 2009, introducendo il reato di “atti persecutori”, che vuol far riferimento a quelle condotte persecutorie e di interferenza nella vita privata di una persona, che portano la stessa a vivere in uno stato reiterato di ansia e a modificare le proprie abitudini per paura che le venga fatto del male.

Sono previste pene fino a 4 anni, che possono essere aumentate se il reato è perpetrato ai danni di un minore, di una donna in stato di gravidanza, di un disabile o se è commesso dal coniuge legalmente separato/divorziato o da persona che sia stata legata da relazione affettiva con la vittima.

Fanno notizia oggi le storie di Julissa Dilia Reyes Feliciano, una lap dancer dominicana che viveva in provincia di Vicenza e che è stata uccisa ieri dal suo ex, che lei aveva denunciato ben sei volte senza riuscire a venirne fuori, e di una 19enne di Savona, picchiata dal suo compagno e costretta a vivere in albergo per dieci giorni, fino a quando i segni della violenza non le fossero passati.
Situazioni diverse, legate da una necessità: mettersi al sicuro denunciando il proprio carnefice.

Gli esperti, dopo aver esaminato il profilo psicologico di numerosi stalkers sono giunti ad individuare cinque tipologie di stalkers , distinti in base ai bisogni e desideri che fanno da spinta motivazionale:
– il “risentito”, che cerca di vendicarsi di un danno, apportatogli presumibilmente dalla vittima;
– il “bisognoso d’affetto”, che vede nella sua vittima la sua partner ideale, staccandosi dalla realtà, che vede un deciso rifiuto da parte della stessa;
– “il corteggiatore incompetente”, che adotta un comportamento opprimente e aggressivo, alimentato dalla sua scarsa competenza relazionale;
– il “respinto”, che non riesce ad accettare il rifiuto e che vede nella persecuzione comunque una forma di relazione che rassicura rispetto alla perdita totale dell’altro;
– “il predatore”, che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e minacciata. La paura, infatti, eccita questo tipo di stalker, che prova un senso di potere nell’organizzare l’attacco. Questo genere di stalking può colpire anche bambini e può essere perpetrato anche da persone con disturbi della sfera sessuale, come pedofili o feticisti.

Ma la potenziale vittima? Cosa può fare per prevenire o fermare spiacevoli situazioni prima che possano trasformarsi in tragedia?
Prima della denuncia potrebbe essere utile raccogliere dati che dimostrino il reato. Per questo spesso si rivela utile l’utilizzo di microspie, da portare sempre con sé per far ascoltare a chi potrebbe aiutarci, e magari registrare, quello che ci accade intorno in certi spiacevoli incontri.
Spesso le molestie avvengono anche per telefono. In questi casi, invece delle microspie, sarebbe opportuno dotarsi di un cellulare spia, che non solo permette di intercettare le conversazioni che avvengono con esso, ma anche quelle che avvengono intorno al cellulare stesso.
È superfluo ribadire che, accanto all’utilizzo di questi strumenti, è opportuno adottare una condotta che serva a prevenire gli atti di stalking: muoversi sempre in luoghi affollati, saper rispondere con un no categorico, secco alle eventuali richieste di un potenziale stalker (dare risposte vaghe o che lasciano un margine di speranza spesso alimenta certi comportamenti devianti), segnalare alle forze dell’ordine eventuali molestie.
Sono piccoli accorgimenti che non solo possono liberare da visite, chiamate e incontri indesiderati, ma, in certi casi, possono anche salvare la vita. Il comportamento principale da adottare, quindi, è quello di tenere sempre alta l’attenzione di non abbassare mai la guardia.

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